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Michele Corona - Musicista Gentiluomo






    Monopoli, anni trenta: una città operosa e tranquilla, nonostante le marziali parate, il clamore delle fanfare e l'eco del rombante cannone, che giungeva dalia lontana Africa.

   Il Fascismo pareva conoscere il suo momento «migliore», mentre non mancavano alcuni «centri» di opposizione al Regime, frequentati da pochi antifascisti, coraggiosi e coerenti, di vario colore, i più artigiani ed operai.

  

Prof. Remigio Ferretti

    Dopo il '27, molti buoni italiani, dipendenti del pubblico impiego, pur tra insofferenze e mugugni, dovettero aderire al Fascismo. Tra essi, mio padre, Raffaele Ferretti, poeta e pubblicista, spirito pronto ed inquieto, di estrazione liberale, caramella e bastoncino, che in un clima di servilismo e piaggeria, mai abdicò alla verità.

     Egli era Segretario della benemerita Congregazione di carità, cui facevano capo varie Opere Pie, tra cui un Asilo. frobelianamente chiamato Giardino d'Infanzia, intitolato, sulla scia post-risorgimentale, ad Anita Garibaldi. La sua costruzione, voluta da Nicola Sanvito e Pintor Mameli, fu realizzata nel primo decennio del secolo.

  Negli anni trenta, era una struttura decorosa e funzionale, che, a volte, ospitava la "Monopoli bene"per cerimonie, veglioni e concerti. Ne era Direttrice la buona e brava sig.na Concetta Giannuli; attesissimo era, ovviamente, da bambini e parenti, l'annuale saggio finale.

  Mio padre, puntualmente, scriveva, per l'occasione, il testo di una commediola musicale, che i piccoli recitavano e cantavano in modo impeccabile.

  Ma chi rivestiva di note le parole degli "a solo" e dei cori? Due bravi musicisti, Tommaso e, più spesso, Michele Corona, fratelli.

  Tra le cose di mio padre ho ritrovato un atto unico dal titolo "Crepuscoli”, con musica di Michele. Il fascicoletto, stampato nel '37 dalla Tipografia Bregante, ravviva la mia memoria che, riportandomi ai miei sedici anni, si fa anche visiva.

  Rivedo mio padre e il Maestro Corona, insieme, nel grande salone dell'Asilo, durante le prove del saggio, entrambi seduti, l'uno, più discosto, con quel suo tipico aggrottare le ciglia, segno di estrema concentrazione, l'altro, al piano, impegnato a scandire ritmi e modulare armonie e a far entrare a "tempo" i cantanti in erba, con quella sua caratteristica "impennata" del busto e del capo.

  Michele Corona era certo un valente musicista, che onorò Monopoli e l'Arte.

  Di lui, compositore, pianista e organista di valore, non ho la competenza per esprimere un mirato giudizio critico.

  Ma è più dell'uomo che io conservo un ricordo affettuoso e grato, rammaricandomi che la differenza di età tra noi e la sua lunga assenza dalla città natale negli ultimi lustri, non ci abbia consentito una più fitta frequentazione.

  Mi pare peraltro di rivederlo, come mi apparve nei non lontani rari incontri, col suo portamento semplice e cordiale, dignitoso e signorile, col suo viso un pò serio ed assorto, dove solo i suoi grandi occhi scuri sorridevano, sempre intento ad ascoltare, quasi a carezzare un interiore cruccio, che solo un accordo melodioso, finalmente sgorgato dal cuore, poteva forse placare.

  E' questo un ritratto, appena sfumato, ma certo sentito e commosso di Michele Corona, il Maestro scomparso, gentiluomo di antico stampo, amico di mio padre.

                                                                      Prof. Remigio Ferretti

                                                                     
(già Sindaco di Monopoli)



       



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